giovedì 24 luglio 2008

As you walk away

Dicono che quando una persona sia ubriaca, ami far partecipe il prossimo di una cosa che gli sta particolarmente a cuore della propria vita ("in vino veritas"?) e siccome tende a dimenticare di averlo detto, finisce per ripeterlo due, tre, cinque volte in una serata. Devo dunque dedurre da sabato scorso, in occasione della festa di mezz'estate nella casa viola (nome in codice: as you walk away party) , quando mi sono ridotto alla lesione fino al midollo, che a me della mia vita stanno particolarmente a cuore i bicchierini della Bacardi in regalo con le loro confezioni di rum: perché, come mi hanno poi rammentato, avrò ricordato loro questa mirabile operazione di acquisto non una, non due, ma almeno sette volte nell'intervallo di tempo che è intercorso da quando mi rotolavo nel prato in giardino a quando mi rotolavo tra le lenzuola in camera (non penso più di una mezz'ora, ma è evidente che quello che penso non corrisponde al vero). Tra tutte le cose che potevano starmi a cuore, dei bicchieri. Bicchierini, pardon.

E dire che la giornata era iniziata molto positivamente: sveglia all'una, pranzo dagli zii e poi una tabella di marcia che scandiva con efficacia come avrei dovuto impiegare il tempo della giornata. Dal momento che mi restavano cinque ore alle nove, assegnai un'ora e venti per falciare il prato e un'ora e mezza per la spesa. Alla fine dedicai due ore e venti alla spesa e neanche un minuto al prato, dato che se ne occupò mio fratello. A dispetto di quanto possa indurre la situazione, ricordo molti particolari della serata, ma i più strani corrispondono a quando non ricordo nulla XD. In un certo momento di ebbrezza quasi completa, rabaltai da una sedia dotata di poggiabraccia allungabili un bicchiere pieno di qualcosa: la cosa interessante è che secondo i testimoni raccolsi con cura il bicchiere e lo riposi dove stava prima. Senonché Luca rialzandosi dalla stessa sedia ha commesso il mio stesso errore e rovesciò lo stesso bicchiere; al ché gli urlai contro qualcosa del genere "ma perché devo pagare io per i tuoi errori!?!". Santa verità. Oppure tipo quando mi hanno accompagnato in camera, successivamente ad un tentativo fallito di conati forzati sul lavandino (operazione parto della mia mente e della quale ho lucide rimembranze), e prima che rimettessi l'anima su quelle lenzuola, la Roberta, la Giulia e la Kesha hanno avuto la geniale trovata di scrivermi su braccio e schiena con il pennarello la frase che ho urlato dietro a Luca ("perché devo pagare io per i tuoi errori!?!""), poi il simbolo di un cuoricino con il nome del mio vecchio prof. di Lettere (XD) e un'altra frase che non ricordo. I primi due, stampati sulla schiena, hanno richiesto un giorno intero perché li scovassi e decifrassi. Quel giorno intero, che sarebbe la domenica, l'ho passato a letto: le meningi mi pulsavano che penso si vedessero a occhio nudo e fare qualsiasi altra cosa diversa dallo star disteso mi dava la nausea. Ma Cristo se ne valeva la pena.

P.s.: ricordo molti led e luci di fotocamere. Prevedo sorprese su Youtube


Chetz

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